Un “ronzio” di onde gravitazionali riempie l’universo. A generare questo rumore di fondo che increspa lo spazio-tempo sono gli innumerevoli buchi neri che spiraleggiano l’uno intorno all’altro prima di collidere tra loro lanciando un segnale gravitazionale più forte, una specie di “grido” che per un istante sovrasta il “ronzio”. E’ una osservazione/scoperta eccezionale che fa il paio con quelle lenti gravitazionali che un po’ ovunque, in ogni direzione, distorcono il propagarsi della luce su distanze cosmiche.
Nel 2015 gli scienziati del Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory rilevarono queste onde per la prima volta ma rimanevano dubbi sulla affidabilità dell’osservazione. Ora nuove prove indicano l’esistenza di un costante ronzio ambientale noto come onda gravitazionale di fondo. Le onde potrebbero provenire da coppie di buchi neri supermassicci e suggeriscono che il tessuto dell’universo sia continuamente in movimento.
“Queste osservazioni rivelano un universo ondulato e rumoroso, animato dalla sinfonia cosmica delle onde gravitazionali”, dice Sean Jones del dipartimento di scienze matematiche e fisiche della National Science Foundation. “Va in frantumi la percezione di un universo statico” e si delinea sempre più nitidamente l’universo dominato dalla relatività generale presentata da Einstein nel 1915.
Gli scienziati hanno annunciato la scoperta il 27 giugno 2023 in una serie di articoli del North American Nanohertz Observatory for Gravitational Waves (NANOGrav), pubblicati su Astrophysical Journal Letters . Anche team indipendenti provenienti da Europa, India, Cina e Australia hanno pubblicato ricerche che descrivono lo stesso ronzio. La prova rivoluzionaria è arrivata da 15 anni di documentazione delle onde radio emesse dai resti di stelle esplose, le pulsar scoperte da Jocelyn Bell negli Anni 60 del secolo scorso. “I nostri dati precedenti ci dicevano che stavamo sentendo qualcosa, ma non sapevamo cosa. Ora sappiamo che si tratta di musica proveniente dall’universo gravitazionale”, dice Scott Ranson del National Radio Astronomy Observatory, “Continuando ad ascoltare, probabilmente saremo in grado di cogliere le note dei vari strumenti che suonano in questa orchestra cosmica”.