Vado a pagare l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti e vedo, inquadrata e appesa al muro accanto all’ingresso, una foto di Giorgio Gaber al Teatro Alfieri scattata da Solavaggione. La data è 25 febbraio 1971. Ho così potuto ricostruire il giorno esatto quando con Claudio Vicentini, dopo lo spettacolo, andai a fargli una lunga intervista. Erano tempi in cui l’Umberto Eco di Diario Minimo, Opera aperta e Apocalittici e integrati stava diventando popolare, e Claudio ed io, come Eco eravamo stati discepoli di Luigi Pareyson. L’intervista doveva entrare in un libro sulla musica leggera che all’epoca avevamo intenzione di scrivere, appunto sulla scia di Eco. Gaber stava facendo una indimenticabile tournée con Mina, che si era appena sposata con il giornalista Virgilio Crocco, destinato a morire poco dopo travolto da un’auto su una strada degli Stati Uniti. Parlammo fino alle tre di notte e Gaber disse, ovviamente, cose di grande intelligenza. Chissà dove è finito quel nastro.Una battuta che ricordo, la prima cosa che disse: “Parliamoci chiaro. La gente viene per Mina. Ma poi si accorge che anche io funziono.”. In quella tournée Mina indossava una minigonna pubica su calze nere. Gambe chilometriche e perfette.
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