Aldo Fasolo, La scienza sorridente
“A perfect day”, un giorno perfetto. Così Aldo Fasolo definì il convegno che pochi mesi fa gli allievi gli dedicarono per festeggiare i suoi 70 anni e l’inizio di un nuovo, diverso, lavoro nel Dipartimento di Biologia dove per 33 anni aveva insegnato e che per molto tempo aveva diretto. Alludeva, ovviamente, alla canzone di Lou Reed del 1972, anno in cui Aldo faceva i primi passi nella ricerca scientifica e nella carriera accademica. La giornata si concluse su quelle note.
Rischiando di essere irriverente, credo che “a perfect day” sia stato anche il suo ultimo giorno: una conferenza a Trento, città bellissima, con l’amico Bruno Gambarotta su un tema ad entrambi caro (la buona tavola, con relativi risvolti scientifici olfattivo-papillari), una cena nella quale sicuramente si saranno divertiti raccontando aneddoti di microstoria torinese, un grappino, e poi a dormire. Da quel sonno Aldo non si è più svegliato. E’ stato, è e sarà terribile per la carissima Paola e per Davide, e per tutti noi che siamo qui a ricordarlo con il groppo in gola, ma per lui, davvero, “a perfect day”.
Ci mancherai tanto, Aldo. Ci mancherà il tuo sorriso, ci mancheranno la tua saggezza, la tua pazienza, la tua capacità di vedere il buono più che il cattivo, il tuo dono della mediazione intelligente, fatta per il bene comune. Tutte cose che diventavano potenti ed efficaci perché il loro retroterra era una straordinaria cultura scientifica, mai esibita ma sempre presente in ogni parola, un retroterra che faceva germogliare informazioni aggiornatissime, idee creative, contatti con persone preziose, uno humour che era per tutti un rasserenante basso continuo.
Passano nella memoria quasi trent’anni di frequentazioni e amicizia. Articoli per “Tuttoscienze”, progetti fatti per CentroScienza, la mattina in cui andammo nella sede della Compagnia di San Paolo per comunicare all’amico Brugnoli che tu saresti stato il nuovo presidente di questa associazione che ormai tutti i torinesi conoscono per i GiovedìScienza, le Settimane della Scienza”, la Notte del ricercatore, il Premio GiovedìScienza per un Giovane Ricercatore. E poi ancora la tua cultura e creatività al servizio della mostra “Experimenta”, le tue conferenze, gli articoli sull’”Indice dei libri”: l’ultimo, appena uscito nel numero di novembre, per un caso del destino parla della vegetazione delle Dolomiti, montagne che in parte si levano sulla terra che doveva diventare la tua ultima meta.
I giornali hanno ricordato il tuo lavoro scientifico (250 pubblicazioni su riviste internazionali: fondamentali quelle sulle cellule staminali olfattive), il prestigioso “Premio Golgi”, le tue collaborazioni con università europee, la tua attività nell’Accademia nazionale dei Lincei e nell’Accademia delle Scienze di Torino. A me vengono in mente con gratitudine il tuo “Dizionario di Biologia”, dove improvvidamente mi hai fatto scrivere la voce esobiologia e il corso ai dottorandi dell’Università di Torino che mi affidasti con un altro gesto tanto generoso quanto incauto. E devo aggiungere un mio rimorso, ormai irrimediabile come tutti i rimorsi. Come sai, con Marco Galloni, avevamo in programma una tua lunga intervista filmata per la serie che stiamo raccogliendo sui grandi Maestri dell’Università di Torino. Non c’è stato il tempo.