Dal 1° settembre il cardinale Tarcisio Bertone non è più Segretario di Stato del Vaticano e decadrà definitivamente il 15 ottobre.
Papa Francesco “ha accettato” le sue dimissioni (si usa dire così).
Mi è tornato alla mente un giorno dell’estate 2010, quando il Planetario di Torino, di cui ero presidente, fu letteralmente requisito dall’assessore alla cultura della Regione Piemonte, Michele Coppola (pdl), insieme con il professor Attilio Ferrari (allora cattedratico di astronomia) per ospitarvi il cardinal Bertone, non si sa ancora a quale scopo. Una cosa è certa: che la requisizione fu annunciata al telefono imponendo che io non ne fossi informato (il che ovviamente non è avvenuto, perché il Planetario era gestito da persone con la schiena diritta). Inoltre per quella sera il Planetario doveva essere precluso al pubblico e in funzione esclusivamente per i tre requisitori.
Questo era il cardinal Bertone, questi i suoi amici.
Era il tempo in cui Bertolaso, capo della Protezione Civile, mentre l’Aquila viveva il dramma del terremoto, si riservava ad uso personale esclusivo un Centro Benessere per massaggi e affini. Quando raccontai l’episodio a Tommaso Maccacaro, allora presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), Maccacaro commentò l’episodio con una frase che i matematici apprezzeranno: “L’Italia è un frattale”. Perfetta diagnosi, ironia anglosassone.
In precedenza un ex del Movimento Sociale / Forza nuova diventato consigliere regionale nel partito di Coppola, aveva presentato una interrogazione nella quale, in una lingua italiana malferma, dopo avermi definito un ex giornalista senza alcuna competenza di astronomia e divulgazione scientifica, richiedeva con urgenza il bilancio del Planetario e tutti i documenti contabili. Purtroppo per il richiedente e i suoi burattinai, risultò che avevo ricevuto il Planetario in passivo e privo di revisori dei conti e che l’avevo subito portato e mantenuto in attivo sotto lo scrupoloso controllo di revisori indipendenti. E in attivo il Planetario è rimasto ancora per un anno dopo la mia dipartita, perché così stabiliva il bilancio di previsione.
La “serata Bertone” è storia riservata. Ma il resto è noto.
Il 20 luglio 2010, richiesto dal Coppola di andare con lui a “battere cassa” alla Fondazione Unicredit e avendo io rifiutato, davanti all’assemblea dei Soci del Planetaro mi sono sentito dire dal Coppola stesso: “Mi avevano detto che lei era una persona intelligente”.
E’ stato facile rispondere: “Mi avevano detto che lei era una persona educata”. E mi sono alzato.
Sempre con l’ironia dei frattali, credo che queste siano dimissioni, non quelle del cardinal Bertone.
Che papa Francesco riesca a vincere la sua battaglia per liberare il Vaticano da intrighi di palazzo e finanza oscura.