Sono stato fortunato. Tre mesi dopo la laurea (7 luglio 1967) sceglievo tra due possibilità di lavoro: un incarico nella scuola media di Favria Canavese e tre mesi in prova alla “Gazzetta del Popolo”. Scelta la seconda opportunità, altra fortuna: un anno dopo l’esodo di parecchi giornalisti famosi fece spazio all’ultimo arrivato. Così, grazie alla benevolenza del direttore Giorgio Vecchiato, mi trovai fa fare la Terza Pagina e il Diorama Letterario. Conobbi quindi Fernanda Pivano, allora collaboratrice della “Gazzetta” (poi passò al “Corriere”). Ne nacque un’amicizia, e anche questo Quaderno su Cesare Pavere dell’Istituto Nuovi Incontri di Asti. Fu lei a propormi di scrivere un saggetto, e io misi insieme “Estetica, poetica e tecnica in Pavese: ipotesi di lavoro”, pagine nettamente sotto l’influsso dell’Estetica di Luigi Pareyson. Conclusione: senza alcun merito, mi trovai in compagnia di Fernanda, Paolo Cinanni e Davide Lajolo. Dentro c’è scritto: “Finito di stampare il 15 novembre 1970”.
Assaggio: Estetica, poetica e tecnica in Pavese: ipotesi di lavoro
Estetica, poetica e nozioni di tecnica letteraria sono tre piani di riflessione in Pavese sempre coesistenti. E’ chiaro che ogni opera d’arte presuppone una poetica, implicita o esplicita: presuppone un programma artistico, norme operative secondo le quali l’autore si è comportato, più o meno coscientemente, nel costruire la sua opera. L’esistenza di questa poetica implicita non comporta però necessariamente nell’artista la presenza di una precisa concezione estetica a livello filosofico, intesa cioè come teoria generale dell’arte. Pavese offre invece il caso, non molto frequente nel Novecento italiano, di uno scrittore che costantemente, fin dalle sue prime prove creative legate agli anni del liceo e dell’università, riflette con critico distacco sulla propria produzione artistica, e questo lavoro di teorizzazione lo compie appunto su tutti e tre i piani: quello dell’estetica vera e propria (a livello quindi di teoria generale dell’arte); quello della poetica (e quindi a livello di programma operativo della creazione artistica); e infine quello di tecnica letteraria.