30 Settembre 2012

Ripenso alla pagina di Fenoglio che mi è stata assegnata per la lettura ad Alba, quarto episodio dei “Ventitré giorni”, quello intitolato “Gli inizi del partigiano Raoul”. A un certo punto Raoul lascia la sua casa e sua madre per unirsi ai partigiani. E’ timido e spaventato, si sente in colpa perché i compagni che raggiunge quella scelta l’avevano fatta prima di lui. Vuole darsi un contegno. Scrive Fenoglio: “Si rialzò e con passo indifferente andò da una parte verso un albero. Ci si piantò di fronte, estrasse la pistola, l’armò e mirò lungamente il tronco. Il colpo partì, ma Raoul non avrebbe saputo dire se aveva o no premuto il grilletto”. E’ un esempio di come Fenoglio sa rendere la velocità delle azioni belliche, anche minime. Ma leggendo con il senno di poi, cioè con il retroterra delle recenti conoscenze scientifiche, in questa pagina Fenoglio anticipa anche una scoperta delle neuroscienze: ora sappiamo, grazie alla risonanza magnetica funzionale e altre tecniche diagnostiche, che le nostre azioni iniziano prima che ne abbiamo coscienza. Insomma: premiamo il grilletto e poi ne diventiamo consapevoli. Per questo Raoul si sente sorpreso dal proprio gesto. D’altra parte, se il sistema nervoso non funzionasse così, quando siamo in pericolo agiremmo sempre troppo tardi. Pensate a certe frenate in auto. La separazione temporale tra la nostra azione e la presa di coscienza è di quasi mezzo secondo. Agiamo nel presente, ma viviamo in differita.

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