Il Piccolo Cielo

Astronomia da camera per notti serene
Il piccolo cielo. Astronomia da camera per notti serene
9 aprile 2003

Il Piccolo Cielo

Astronomia da camera per notti serene

Un libro per meditare e rasserenarsi, da leggere a letto prima di spegnere la luce, naufragando piacevolmente nell’immensità dell’universo. Che probabilmente non è infinito come immaginava Giacomo Leopardi, ma è più che sufficiente per garantirci una evasione intelligente dal provincialismo di questa vecchia Terra.
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Qui troverete storie di cose semplici e quotidiane: polvere, acqua, ghiaccio, sassi, luci, ombre, colori, suoni. Ma sono polvere, acqua, ghiaccio, sassi, luci, ombre, colori e suoni che andiamo a riscoprire nello spazio: l’avventura dell’esplorazione cosmica riportata in un piccolo cielo personale, su scala umana, con le parole di una conversazione tra amici.
Un libro per meditare e rasserenarsi, da leggere a letto prima di spegnere la luce, naufragando piacevolmente nell’immensità dell’universo. Che probabilmente non è infinito come immaginava Giacomo Leopardi, ma è più che sufficiente per garantirci una evasione intelligente dal provincialismo di questa vecchia Terra.

Assaggio Il Picco Cielo

La Terra cresce ancora. In un anno raccoglie duecentomila tonnellate di micrometeoriti: un pulviscolo sparso in tutto il sistema solare e disseminato dalle comete, granelli di silicati o di metalli con dimensioni che vanno da un millimetro a un centesimo di millimetro e anche meno. Soltanto in minima parte le micrometeoriti sono un residuo diretto della nebulosa primordiale che 4,6 miliardi di anni fa diede origine al Sole e ai pianeti, ma sempre sono preziose testimonianze sul nostro più remoto passato.

Gli sciami meteorici, popolarmente “stelle cadenti”, sono la manifestazione più vistosa dei detriti persi dalle comete lungo il loro cammino. Quando la Terra li ramazza nello spazio, questi detriti hanno dimensioni tra quelle della sabbia fine e quelle della ghiaia più grossolana. Nell’attrito con l’alta atmosfera fondono e vaporizzano, ma poi i residui, perdendo velocità, tornano a solidificarsi, assumendo l’aspetto tipico di goccioline o di minuscole sferette. Questo pulviscolo spaziale, fatto prevalentemente di ferro misto a un po’ di nichel, scende lentamente al suolo, dove l’ossidazione lo aggredisce e lo distrugge rapidamente. Ma nei ghiacciai e nei deserti è pìu facile che le polveri si conservino. Su tempi brevi, per qualche giorno dopo la caduta, il pulviscolo esotico può essere raccolto anche sopra la nostra casa: l’acqua piovana convoglia i granelli nelle grondaie, dove è possibile separarli dalla polvere comune con una calamita avvolta in carta velina. Un altro modo artigianale per raccogliere polveri spaziali consiste nell’esporre all’aperto strisce di nastro adesivo. Il difficile, ovviamente, è poi distinguere la volgare e sovrabbondante spazzatura terrestre dalla nobile e rara spazzatura spaziale.

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