Inquinamento luminoso

Da una ventina di anni si celebra la Giornata Nazionale dell’Inquinamento luminoso. Peccato che dopo tante edizioni il cielo sia sempre più sbiancato da inutili luci parassite e le stelle visibili siano sempre più poche.

Invece di riflettere sulla necessità di proteggere la visione del cielo per una Giornata all’anno, bisognerebbe pensarci tutti i giorni, e soprattutto dovrebbero pensarci quegli amministratori pubblici, quei tecnici e quei privati cittadini che contribuiscono ad aumentare l’inquinamento, di solito per scarsa cultura, talvolta per interessi più o meno illeciti

A rafforzare la riflessione sulla tutela del buio stellato ha contribuito nel 2009-10 l’Anno Internazionale dell’Astronomia, che di questo problema ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia. Se poi volete avere buoni motivi di meditazione per ciò che riguarda l’Italia, dovete leggere il libro che Mario Di Sora ha scritto per l’editore Gremese: “L’inquinamento luminoso”, prefazione di Margherita Hack, 219 pagine, 18 euro.

Mario Di Sora ha 48 anni ed è avvocato. L’astronomia però lo appassiona fin da quando era ragazzo e l’ha portato a dirigere l’Osservatorio di Campo Catino fin dal 1987 e a diventare un pioniere della lotta all’inquinamento luminoso. Fondatore e presidente della sezione italiana della Dark Sky Association (1998), ha scoperto numerosi pianetini e ha contribuito a scoprire alcuni pianeti extrasolari, tanto che da guadagnarsi la dedica di un asteroide. Come lui stesso ci ricorda, gli astrofili hanno sempre dato importanti contributi scientifici, da Herschel a Schwabe, da Lord Ross a Humason allo stesso Hubble. E gli astrofili hanno lottato per il cielo buio prima e più tenacemente degli stessi astronomi professionisti.

Il libro che Di Sora ha appena pubblicato si distingue per il nitido taglio pragmatico: è pieno di informazioni sui diversi tipi di sorgenti luminose, sul design che devono avere per non inquinare, sulle norme vigenti anti-inquinamento e sui loro limiti, sul potere riflettente dei vari tipi di suolo e materiali edilizi.

Di Sora parte dalla storia di questo subdolo genere di inquinamento, ne analizza gli aspetti fisici e le conseguenze biologiche, indica gli interventi necessari, mostra quanto risparmio di soldi, energia ed emissioni inquinanti si otterrebbe limitando l’illuminazione agli spazi in cui è realmente utile, si sofferma sul ruolo di produttori, progettisti e installatori.

Fondamentale è il discorso delle leggi anti-inquinamento luminoso. In attesa da decenni di una legge nazionale, esistono normative regionali. Alcune buone, come nel caso del Veneto, del Lazio e della Lombardia (con gradazioni diverse), altre pessime, come quella del Piemonte. E poiché della legge piemontese mi feci promotore organizzando in Regione ormai molti anni fa un convegno al quale chiesi di partecipare proprio a Mario Di Sora e ad altri esperti come Pierantonio Cinzano, la cosa mi spiace particolarmente.

La legge piemontese aveva un impianto buono. Fu distrutta da un illuminotecnico poco illuminato e da alcuni suoi complici che fecero introdurre a politici ingenui e inesperti alcune righe deleterie. “E’ scandaloso – scrive Di Sora – il caso della L.R. 31/2000 del Piemonte che, inizialmente, non si applicava nemmeno per le sorgenti di luce fino a 25 mila lumen (cioè lampade al sodio da 250 W). Nella stessa legge poi non è stato previsto il divieto per i fasci rotanti tipici delle discoteche, comune alla maggior parte delle altre leggi. E’ stato invece stabilito, purtroppo, il pericoloso riferimento alla norma UNI 10819 per quanto concerne i parametri di emissione, peraltro ampiamente disattesi”.

Inquinamento luminoso
Inquinamento luLa costellazione di Orione, fotografata a sinistra in un cielo completamente buio e a destra dalla città di Orem, nello Utah (USA). Foto di Jeremy Stanley, rilasciata con licenza CC BY 2.0, via Wikimedia Commons.

Si può fare qualcosa per rimediare? Sì, e facilmente. Ecco la proposta di emendamento alla Legge Regionale 24 marzo 2000 n. 31 che cerco di sostenere:

“Disposizioni per la prevenzione e lotta all’inquinamento luminoso e per il corretto impiego delle risorse energetiche”.

Art. 1

I commi 1 e 2 dell’art. 3 della legge regionale 24 marzo 2000, n. 31 sono sostituiti dai seguenti:

1. In tutto il territorio regionale tutti i nuovi impianti di illuminazione esterna pubblica e privata devono essere corredati di certificazione di conformità alla presente legge e devono possedere contemporaneamente i seguenti requisiti minimi:

  1. Essere dotati di progetto illuminotecnico, realizzato da progettisti iscritti a ordini e collegi professionali, e dei dati fotometrici certificati dal responsabile del laboratorio.
  2. Essere costituiti da apparecchi illuminanti aventi un’intensità luminosa massima compresa fra 0 e 0.49 candele (cd) per 1000 lumen di flusso luminoso totale emesso a 90 gradi ed oltre, equipaggiati con lampade elevata efficienza luminosa, quali al sodio ad alta pressione o di efficienza superiore a 90 lm/W, in impianti aventi luminanza media mantenuta o illuminamenti non superiori ai livelli minimi previsti dalle normative tecniche di sicurezza, impiegando apparecchi che conseguano impegni ridotti di potenza elettrica, condizioni ottimali di interasse dei punti luce e ridotti costi manutentivi, con rapporti fra interdistanza e altezza delle sorgenti non inferiori al valore di 3,7 lungo tutti i percorsi stradali e pedonali inferiori a 10 metri di larghezza.
  3. Essere provvisti di sistemi che riducono e controllano il flusso luminoso in misura superiore al 30% entro le ore 24

2. Regione e province, adeguano le linee guida regionali e provinciali all’articolo 3 comma 2 della presente legge.

Art. 2

Le lettere c), e) del comma 1, dell’art. 7 della legge regionale 24 marzo 2000, n. 31 sono sostituite dalle seguenti:

  1. gli impianti di modesta entità, accompagnati da dichiarazione di conformità rilasciata dall’installatore, e dotati di piccole sorgenti o gruppi di sorgenti, di flusso totale emesso in ogni direzione non superiore a 1500 lumen, per singolo apparecchio, nonché con flusso emesso verso l’alto, per singolo apparecchio, non superiore a 150 lumen e per l’intero impianto, non superiore a 2250 lumen.

  1. Gli impianti di modesta entità, accompagnati da dichiarazione di conformità rilasciata dall’installatore, e dotati di piccole sorgenti o gruppi di sorgenti, di flusso totale emesso in ogni direzione non superiore a 1500 lumen, per singolo apparecchio, nonché con flusso emesso verso l’alto, per singolo apparecchio, non superiore a 150 lumen e per l’intero impianto, non superiore a 2250 lumen.

Lo so, è un linguaggio tecnico, può sembrare arido. Ma è attraverso queste norme che si può riconquistare la poesia, la bellezza e la conoscenza del cielo stellato. Ovviamente con la Giunta Cota nulla è successo. Lo sappiamo, hanno altre cose a cui pensare. Forse invece qualcosa succederà grazie al governo Monti e alla sua “legge di stabilità”.

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