Polveri e obesità, due killer

L’inquinamento dell’aria dovuto a particolato fine (PM2,5, cioè particelle di polvere con diametro inferiore a 2,5 millesimi di millimetro) ad ogni aumento complessivo di 10 milligrammi per metro cubo risulta associato a un aumento del 7,3 per cento di tutte le cause di morte.

Questo dato risulta da uno studio su 61 milioni di cittadini americani pubblicato dal “New England Journal of Medicine”. Il lavoro, che ha indagato il rapporto tra inquinamento e mortalità ed è frutto di una elaborazione di “big data” compiuta nel 2017, dovrebbe indurre a drastici provvedimenti per la tutela dell’ambiente e della salute, in controtendenza con la nuova espansione del carbone come fonte di energia. Su scala planetaria da qualche anno il carbone è tornato al primo posto tra le materie prime energetiche, seguito dal petrolio e dal gas naturale (metano). 

Cina, Russia, Stati Uniti e India sono tra i maggiori utilizzatori.

Un altro studio “big data” ha esaminato l’aumento dell’obesità in 68,5 milioni di persone di 195 paesi dal 1980 al 2015: insieme con l’inquinamento, la diffusione epidemica dell’obesità si profila come il secondo più grave attacco alla salute collettiva. Entrambi i fenomeni – osserva il direttore della rivista Jeffery M. Drazen – sono contrastabili ma ciò richiede precise decisioni politiche.

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